La più lontana notizia su Ripalimosani proviene dal suo stesso nome che, secondo alcune fonti, è stato tratta da Limosano quando i suoi abitanti si rifugiarono nel nostro paese per nascondersi da scorrerie bellicose. L’ apposizione Ripa ben si addice alla configurazione di questo agglomerato sito su di un costone arenaceo declinato sul vallone "Ingotte' alla destra del fiume Biferno. Dunque, come testimonia la “Pergamena montaganese” il paese esisteva giù prima del 1039. In seguito alla disgregazione dell’impero romano il paese finì nelle mani di varie dinastie nobili. Primo signore fu Rodolfo il normanno che, per trentaquattro once, acquistò da Carlo d’Angiò tutto il territorio; poi la cessione alle famiglie Alemagna (XVI sec.), Aldomoresco (XVII Sec.), e ai casati dei Gambacorta, Di Capua, Mastrogiudice, Pappacoda, Castrocucco ed infine nel 1803 Mormile. I signori che governarono Ripalimosani vissero molto spesso nell’ozio non curanti delle esigenze del popolo. Fu questa la causa principale che, insieme alle profonde distinzioni tra i ceti sociali, non fece mancare atti di violenza nonché di un vero e proprio fenomeno di brigantaggio. Ripalimosani, tuttavia, con le signorie regnanti si arricchì di un prestigioso
replicas de relojes valore artistico e di un rilevante spessore culturale: non a caso alla fine del XIX secolo il paese godeva di una tranquilla situazione anche a livello economico.
Adagiato su una roccia di arenaria e attraversato dal tratturo Lucera-Castel di Sangro, il borgo di Ripalimosani presenta diverse testimonianze artistiche e architettoniche interessanti, a partire dal Convento San Pier Celestino, risalente al X secolo, dove sono conservate importanti opere, con preziosi reliquiari all’interno, due quadri di fine 1500, il chiostro e il coro.
Nel cuore del borgo sorgono invece la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta, risalente al 1400 circa, e il Palazzo Marchesale, edificato intorno all’anno Mille. All’interno della Chiesa, sormontata da un imponente campanile di 40 metri, il coro settecentesco e un prezioso pulpito cinquecentesco, oltre alla copia della Sacra Sindone, terza riproduzione in ordine cronologico del Sacro Lino custodito a Torino. Essa fu dipinta a fine 1500 al cospetto dell’originale a grandezza naturale.
Il Palazzo, che conserva i connotati dell’edificio fortificato, presenta al proprio interno diversi spunti architettonici interessanti, in particolare una cappella privata con uno stupendo altare murario.
A circa 3 km dall’abitato, in località Quercigliole e nei pressi del tratturo, sorge la chiesetta di Santa Maria della Neve. Inutilizzata per buona parte dell’anno, il 12 agosto ospita la festività della Madonna della Neve.