LA STORIA

Santa Sofia è l'ultimo comune romagnolo della valle dei Bidente alle pendici della catena appenninica e a ridosso del confine toscano. Circondata da un notevole contesto paesaggistico,ai piedi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna le cui faggete Sacre e la cui Riserva di Sasso Fratino dal 2017 sono Patrimonio UNESCO, da alcuni anni è al centro di politiche che cercano di valorizzare il patrimonio culturale locale e l'indotto turistico. Fondata nel 1811 dalla fusione di piccoli comuni, il territorio rimase diviso fino al primo dopoguerra nei due comuni di Mortano (sulla sponda di levante, fino all'unità d'Italia nello Stato Pontificio) e il comune di Santa Sofia (sulla sponda di ponente, intorno al Castello, prima nel territorio del Granducato di Toscana). Insieme a tutte le parrocchie dell'abbazia di Sant'Ellero comprese nel Granducato di Toscana, nel 1785 venne annessa alla diocesi di Sansepolcro. Il 10 novembre 1918 un violento terremoto colpì il paese, portando in rovina il castello e molte abitazioni e provocando morti.
La vicinanza con la Toscana ha sempre contaminato tradizioni e abitudini romagnole, dall’arte alla gastronomia. E non poteva che essere così, dal momento che Santa Sofia, fino al 1923, fece parte della Provincia di Firenze.
Oggi il paese, con i suoi circa 4200 abitanti, non perde le tradizioni pur guardando al futuro: sede di importanti eventi legati all’arte e alla cultura - dal Premio Campigna al Buskers Festival - è inserita nel circuito Città Slow grazie alle sue specialità gastronomiche che sottolineano la vocazione turistica e la tradizione di uno stile di vita armonico e compatibile.
Nel comune di Santa Sofia è attiva L’associazione “Sophia in Libris “ che si propone di promuovere e diffondere il piacere della lettura e della scrittura, organizzando incontri con i cittadini, iniziative pubbliche per tutte le età e valorizzando le risorse di qualificazione culturale che hanno sempre caratterizzato la storia del  paese attraverso eventi di vario genere fra i quali festival, presentazioni di libri e letture. Con cinque little free libraries installate e una ventina di esercenti con angolo bookcrossing, Sophia in libris si fa promotore del libro libero.
 
 
LUOGHI DA VISITARE
 
Palazzo Bianchini Mortani è ancor oggi la più imponente testimonianza storica. L'edificio, databile tra '500 e '600, è proprietà privata ma ha una forte valenza storica e simbolica, in quanto era posto sul confine tra Gran Ducato di Toscana e Stato della Chiesa, fino al 1860. Le facciate in pietra arenaria racchiudono numerose stanze e un ampio cortile interno ingentilito da loggette ottocentesche. Il palazzo è circondato dalle mura castellane che degradano fin sulla riva sinistra del Rio Pondo, piccolo corso d'acqua sovrastato da un antico ponte a schiena d'asino. Tra il rio e il palazzo sorge la Chiesa di San Francesco d'Assisi, proprietà della famiglia Mortani: la sua architettura rimanda al Gotico fiorentino e, nonostante le distruzioni apportate dai terremoti, è sempre stata ricostruita e riconsacrata.
 
 
Chiesa di Santa Lucia:  si erge in piazza Montini ed ha una lunga storia di crolli e ricostruzioni. La prima fabbrica risale alla metà del XVI secolo ad opera dell'Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze che volle costruirla insieme ad un piccolo ospedale. Col passare degli anni e lo sviluppo del paese attorno alle sponde del Bidente la chiesa divenne parrocchiale. La sua posizione attuale non corrisponde in realtà a quella originaria: in seguito ai terremoti, la costruzione fu, infatti, spostata di alcune decine di metri a monte e nel luogo in cui sorgeva la chiesa venne costruita la strada carrozzabile, ai cui lati si vedono ancora oggi gli archi delle antiche navate laterali. Durante il terribile sisma del 1918 crollò la volta centrale provocando circa 9 morti. Tra le opere conservate in questa chiesa: il Cristo Risorto di Augusto Neri, situato nell'abside, il dipinto seicentesco raffigurante Santa Lucia e Santa Sofia, sulla parete laterale, e alcune vetrate policrome. 
 
Teatro Mentore: inaugurato nel 2014, sorge al centro della piccola piazza Garibaldi. La costruzione moderna, realizzata su progetto dell'Architetto Gae Aulenti, sostituisce un vecchio edificio rimaneggiato più volte a seguito dei danni causati dal terremoto e dalla guerra. Dopo oltre 30 anni di chiusura, il Mentore ha nuovamente aperto il sipario a settembre 2015 e sta tornando ad essere il fulcro della vita culturale.
 

Galleria d'Arte: intitolata a Vero Stoppioni, è stata inaugurata nel 1990 per ospitare le opere raccolte durante varie edizioni del Premio Campigna, la cui prima edizione risale al 1955. Ha sede in un edificio del primo Novecento e possiede uno spazio espositivo in cui le opere contemporanee riescono a dialogare in maniera efficace ed armonica con l’architettura e le linee degli spazi interni, facendo cogliere al visitatore un’aurea di modernità. All’interno dell’istituzione museale sono rappresentate le più interessanti tendenze artistiche italiane dagli anni ‘50 ad oggi: il neorealismo, l’informale, la pop art, l’astrattismo, la nuova figurazione, fino alle più recenti tendenze. La collezione vanta dipinti e sculture di artisti di chiara fama, come Mattia Moreni, Piero Ruggeri, Francesco Somaini, Pompilio Mandelli, Fabrizio Plessi, Giannetto Fieschi, Sergio Vacchi, Alberto Sughi, Eugène Berman, Giovanni Korompay, solo per fare qualche nome, assieme ad opere di pittori di ambito romagnolo (Bellini, Casadei, Crispini, Greggi). Un posto privilegiato all’interno della Galleria è dedicato a Mattia Moreni; in una sezione, infatti, sono esposte le opere realizzate dall’Artista, che partecipò a varie edizioni del Premio Campigna e istituì un rapporto privilegiato con Santa Sofia soggiornandovi per lunghi periodi. Nella Stoppioni vi sono opere che fanno parte in prevalenza del ciclo Regressione della Specie e “Belle Arti”, fra cui cinque autoritratti di grandi dimensioni. Domina lo spazio espositivo la grande Mistura (1976-1984), costituita da una parte convessa con materiali incollati e deformati attraverso l’utilizzo di una colla usata per i caccia mirage, l’araldite, ed una parte concava in cui è si erge maestoso e severo “Narciso” o “Mister Chimica”, un calco a mezzo busto dell’artista stesso.
 
Parco Sculture: collegato alla Galleria d’arte contemporanea, è nato nel 1993. La filosofia sottesa al progetto è quella di integrare le opere con il paesaggio e con la storia del territorio facendo dialogare in maniera diretta arte e ambiente. Le sculture, di artisti di chiara fama, sono collocate in un percorso che si snoda dal centro di Santa Sofia, partendo dal Parco Giorgi (della Resistenza) per poi scendere nell’alveo del fiume Bidente. Il “museo all’aperto” è in continuo divenire attraverso l’installazione di nuove opere e ricalca in parte il percorso del Parco Fluviale che, da Santa Sofia, permette di raggiungere Capaccio costeggiando le acque limpide del Bidente.