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martedì, 24 maggio 2016

LA STORIA

Sebbene il ritrovamento di mura poligonali sulla sommità del Colle Sant'Antonio faccia ipotizzare la presenza di un insediamento fortificato sannita (V-III sec. a.C.), si può iniziare a parlare di Campobasso solo nel tardo periodo longobardo (IX sec. d.C.). Un rescritto del Principe di Benevento Adelchi II datato 878 d.C. è considerato l’atto di nascita della città perché è il primo documento in cui compare il termine campibassi. Di origine longobarda sembra essere anche il toponimo, in quanto era uso presso questo popolo denominare un insediamento in base alle sue peculiarità, in questo caso “campi bassi” rispetto alle colline circostanti. Campobasso sorse come avamposto militare di controllo del territorio circostante ad economia prettamente agricola. L’abitato era formato da edifici in legno che davano vita ad una struttura urbana fittizia e transitoria; intorno all’anno 1000, cominciò a concretizzare la sua forma nella pietra e a consolidare il proprio ruolo baricentrico rispetto al territorio polarizzando intorno a sé le abitazioni circostanti delineando così una struttura urbana che cresceva senza un disegno ben preciso. Tale espansione continuò gradualmente, ma costantemente, durante le dominazioni Normanna (XI-XII sec. d.C.), Sveva (XIII sec. d.C.), Angioina (XIII-XV sec. d.C.) e Aragonese (XV sec. d.C.) fino a raggiungere la zona pianeggiante alle falde del colle. Durante i secoli XII e XIII vengono costruite le chiese di San Giorgio, San Bartolomeo e San Mercurio. Intorno ad esse nascono i primi borghi: si inizia a generare uno schema planimetrico dell’abitato a forma di ventaglio.
La fine delle scorrerie dei barbari e la ritrovata stabilità politica permisero una ripresa dei traffici commerciali che si snodavano lungo i tratturi che lambivano la località. Nel secolo XIV nasce la chiesa di San Leonardo e intorno ad essa si trasferisce il centro della vita economica e sociale, determinando lo sviluppo urbano circostante. Il catastrofico terremoto del 1456 rase al suolo quasi per intero la città, dando così modo di iniziare un nuovo processo di ricostruzione e sviluppo. Il conte Cola di Monforte fortificò ulteriormente la città facendo costruire una doppia cinta muraria, con una parte superiore “apportico”, entro il cui spazio si snodava il giro di ronda, e una parte inferiore “supportico” destinata agli spostamenti dei soldati. Di questo periodo sono anche le mura che scendendo lungo i fianchi del monte racchiudevano i quartieri periferici di San Mercurio e San Paolo e si adagiavano lungo le attuali strade di Via Ziccardi e Via San Antonio Abate. L’impianto urbano della città era di tipo radiocentrico con strade principali che partendo dalle porte si insinuavano tra gli stretti isolati, fino ad arrivare alla chiesa di San Bartolomeo. Nel XVI sec. nelle adiacenze della porta principale furono situati il mercato, la dogana, i fondaci del sale, del tabacco, della farina, mentre nella piazza di San Leonardo venne eretto il palazzo ducale; il castello decadde dalla funzione di fortilizio e venne usato come prigione. Nel XVII sec. notevole fu lo sviluppo nella parte compresa fra Via Ziccardi e Via Sant'Antonio Abate dove sorsero palazzi su modelli rinascimentali, mentre nella parte alta del borgo si costruì, sacrificando gli orti, su tutti gli spazi lasciati vuoti in precedenza. Agli inizi del XVIII sec. le autorità comunali, su richiesta del popolo, concessero ai cittadini le mura della cinta fortificata; molte abitazioni inglobarono le mura e le torri esistenti. Nel 1806, diventando Campobasso capoluogo della provincia di Molise e dovendosi dotare di edifici a funzione pubblica, il Re di Napoli Gioacchino Murat nel 1814 autorizzò la costruzione degli stessi al di fuori dell’antico borgo secondo un progetto unitario che cercava di stabilire una continuità fra il vecchio centro storico e il nuovo borgo.
 
LUOGHI DA VISITARE
 
Il castello è comunemente denominato castello Monforte perché alcuni autori ne attribuiscono l’edificazione nel 1459 al conte Nicola II dei Monforte-Gambatesa, detto Cola. Per altri autori il castello è di origine normanna, costruito in pietra in sostituzione di una torre lignea longobarda. Di sicuro Cola Monforte si occupò della ristrutturazione del castello avvenuta dopo il terribile terremoto del 1456; fu allora probabilmente che fece abbattere le case ancora esistenti sulla sommità del colle, lasciando soltanto le chiese e spostando l’abitato più in basso rendendo, di fatto, la parte alta una cittadella militare ben difesa. La famiglia Monforte fu feudataria di Campobasso dal XIV secolo, e alla loro famiglia appartiene lo stemma: una croce accantonata da quattro rose che si trova nella chiave del portale originario; l’ingresso originario del castello era rivolto ad oriente, alla città sottostante, era staccato dal suolo da un fossato artificiale secco sul quale anticamente scendeva il ponte levatoio; con la caduta e la messa al bando del conte Cola l’ingresso fu murato. Ad oggi l’unico ingresso praticabile è il vecchio ingresso secondario, aperto sul piazzale posto di fronte alla Chiesa della Madonna. 
Più che a stabile dimora del feudatario e della sua corte dovette essere costruito e poi restaurato a scopo militare poiché esso si collegava a mura di circumvallazione lungo cui correvano i piccoli fortilizi ed altre opere unite fra loro a formare un solo corpo a sistema di difesa formato da una doppia fila di mura poste ad una distanza di 4 metri l’una dall’altra e costituita da una parte superiore “apportico” entro il cui spazio si snodava il cammino di ronda e una parte inferiore “supportico” destinata agli spostamenti dei soldati. In seguito, in pieno periodo aragonese, fu aumentato il numero delle porte inserite nell’ ultima cinta muraria che raggiunsero il numero di sei. Una o due torri erano situate ai lati delle porte per una migliore sorveglianza. L’ ultima cinta muraria si snodava lungo le attuali strade Via Marconi, Via Orefici e Viale del Castello, ricollegandosi alla parte alta della città e del castello. Il castello sorge con una pianta quadrangolare sulla roccia calcarea del monte, si erge a scarpata con dei torrioni circolari posti agli spigoli e con una gran torre rettangolare, un mastio.  Le finestre sono poche e quadrate, a distanze uguali. I muri terminano con merli guelfi.  L’interno del castello, molto scabro, essenzialmente scoperto, presenta un grande spazio vuoto lungo i cui muri sono visibili le divisioni in piani e le tracce delle scale, è poi presente una sala coperta adibita dal 1937 a sacrario per i caduti in guerra e dove sono visibili pregevoli lavori in ferro battuto. Nei sotterranei vi erano le carceri, da vari rogiti sappiamo che il castello fin dal 1573 venne utilizzato come carcere. Al suo interno viveva anche il carceriere, chiamato castellano e probabilmente anche la sua famiglia. Da una rampa di scale, in cui sono visibili suggestive feritoie, si accede al terrazzo da cui si coglie un ampio e suggestivo panorama; è infatti possibile scorgere i resti delle mura riconosciute da alcuni come sannite, la struttura a ventaglio del centro storico, la campagna ormai sempre più occupata da case e ville e più lontani i paesi, spaziando dai monti dell’Abruzzo fino alle pianure pugliesi.  E’ dal terrazzo che si può accedere al mastio, siamo a 870 metri sul livello del mare, e qui è installata la stazione meteorologica dell’Aviazione Italiana. Nel XVII secolo, il castello restò disabitato e sempre più diruto, poi nel XIX secolo venne usato come camposanto provvisorio. Nel 1858 in una valutazione dei beni dei Demanisti, il Castello venne valutato 64 ducati e dopo lunghe trattative venne acquistato dal comune il 10 ottobre 1861 per 460 ducati.
 
La chiesa di San Giorgio attestata la prima volta nel secolo XI, sembra fosse stata edificata sulle rovine di un tempio pagano. Presenta una facciata a capanna con un accenno di divisione spaziale tra la navata centrale e quelle laterali.  Nella lunetta del portale troviamo scolpito l’Agnello Crucifero contornato da decorazioni a foglie e tralci di uva.  Sul portale si trova un piccolo rosone dalla forma ad imbuto. Sul fianco sinistro della chiesa vi è l’antico cimitero circondato da un muro basso.
 
La chiesa di San Bartolomeo è attestata nel sec. XIII, presenta una facciata con coronamento orizzontale, più alto per il corpo centrale.  Il portale principale è evidenziata da un protiro con colonne poste fra le arcate cieche.  La lunetta, divisa in due sezioni, raffigura il redentore benedicente alla greca contornato dai simboli degli evangelisti.  L’interno, a tre navate, presenta archi a tutto sesto e colonne prive di basi, con capitelli geometrici.
 
I sotterranei, ricavati nei secoli dall’opera dell’uomo, rappresentano una realtà nascosta del borgo antico. Gran parte della pietra fu estratta per poter costruire i palazzi per cui si possono immaginare i volumi esistenti nel sottosuolo. A seguito del catastrofico terremoto del 1456, il conte Cola di Monforte progettò la nuova città, con un assetto difensivo, dotandola di doppia cinta muraria, interrotta dalle porte che davano accesso al borgo. Utilizzò i vuoti esistenti collegandoli tra loro e rendendoli funzionali ad una logica militare. Una ragnatela di cunicoli, una sorte di “rete” in tempi medievali che consentiva la comunicazione rapida da più punti. Tra i sotterranei fotografati, ci sono alcuni tratti dell’antico camminamento che permetteva alle guarnigioni di spostarsi velocemente da una torre all’altra e dalle mura di cinta alla parte alta del colle. Nel corso dei secoli i sotterranei hanno subito diverse destinazioni: verso la fine del XV sec. con l’ampliamento del borgo e l’istituzione della dogana con l'editto di Ferrante d’Aragona, furono aperti i fondaci della farina, del sale, delle carni.  Durante la seconda guerra mondiale furono utilizzati come rifugi antiaerei. 
 
La settecentesca villa comunale “De Capoa” è uno dei luoghi più suggestivi della città.  L’ingresso principale, con il pregiato cancello in ferro battuto, si affaccia su piazza Savoia. Il parco è di stile classico con viali grandi e piccoli, bordati da curate siepi di sempreverdi, che si intersecano.  La presenza di statue, di sedili marmorei, dell’elegante balaustra conferiscono all’ambiente armonia e bellezza creando angoli incantevoli per il riposo e la meditazione nel cuore stesso della città . Le specie vegetali presenti sono varie e degne di attenzione: alte sequoie, possenti cedri del Libano, eleganti cipressi, abeti rossi, profumati tigli continuano ad avere una funzione non solo ornamentale: sono la testimonianza della cultura, del gusto e dell’arte di coloro che tanti anni fa hanno realizzato questo gioiello.
 
Fonte: Associazione Centro Storico Campobasso.