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LA STORIA

Il Matese è una delle zone europee di prima popolazione umana, come testimoniano gli importanti rinvenimenti paleolitici di Isernia. In epoca storica la prima popolazione stanziata nel Sannio di cui si abbia notizia certa è quella degli Opici (o Osci), di stirpe indoeuropea. Successivamente, intorno al VII secolo a.C., queste popolazioni vennero travolte dalle migrazioni di genti di stirpe italica con cui si fusero. La migrazione in questione, che dette origine al popolo sannita trova posto in diverse fonti dell'antichità, in particolare nell'opera del geografo greco Strabone. Questi narra come, a seguito di una guerra tra Umbri e Sabini (genti di stirpe italica, strettamente apparentate per stirpe e lingua) questi ultimi, risultati vincitori, promulgarono un Ver Sacrum (Primavera Sacra) (che annualmente si tiene a Bojano (CB), capitale del Sannio, da vari anni) in onore del dio Mamerte (corrispondente al Mars latino e l'Ares greco).
Nella primavera successiva i frutti della terra e gli animali nativi furono offerti al dio, mentre i fanciulli vennero inviati, una volta cresciuti, a colonizzare nuove terre guidati dall'animale sacro al dio a cui erano stati consacrati, il bue; capo della spedizione era Como (o Comino) Castronio. Strabone racconta che l'animale si fermò ai piedi di un colle chiamato Samnium e da lì il popolo prese nome. Altre versioni fanno risalire la fondazione di Bojano a quell'evento, facendo fermare l'animale alle fonti del Biferno per dissetarsi. Lì sarebbe stata fondata la città di Bovaianum (il nome osco della città è noto da iscrizioni recuperate nel santuario sannita di Pietrabbondante) il cui nome chiaramente rimanda al bove. Il punto di partenza della migrazione è il laghetto di Cutilia, nel territorio di Rieti, ritenuto nell'antichità l'ombelico d'Italia. Da notare come in lingua osca tanto il Sannio quanto la Sabina, per sottolinearne lo stretto legame, sono indicati come Safinim. La distinzione del tradurre distintamente i due termini risale alla lingua latina. La leggenda viene ritenuta molto attendibile, perché l'usanza storica del Ver Sacrum è documentata in tutte le tribù italiche da riscontri storici, archeologici, linguistici e genetici. Altra leggenda, questa volta assolutamente non attendibile, è quella che vede i Sanniti discendenti degli spartiati. Questa leggenda fu creata dai greci di Taranto (colonia di Sparta) per adulare il potente vicino in ottica anti-latina, come contraltare alla leggenda che vede Roma fondata dai troiani.
 
 
LUOGHI DA VISITARE
 
La chiesa Cattedrale:  Bojano era già diocesi nel 501 d.C. e aveva il suo vescovo di nome Lorenzo. Le prime notizie riguardanti l'attuale edificio religioso risalgono al 1073 quando, secondo la maggior parte degli storici, Rodolfo de Moulins, conte di Bojano, lo restaurò e decorò. L'abside nella cripta, rinvenuto alla luce durante i lavori di restauro del 1996, è in stato di buona conservazione ed è del 1073. Nel 1117 la chiesa subì gravissimi danni. Dopo anni di lavoro l'8 maggio 1215 l'edificio venne nuovamente consacrato dal vescovo Poliziano. Nel 1239 venne costruito il portale ad opera del vescovo Giovanni. 
Le testimonianze architettoniche di questo periodo sono conservate e ben visibili nella parete esterna sud-est della chiesa. Il terremoto del 1456 distrusse quasi per intero l'antica cattedrale. Essa fu ricostruita ad opera del vescovo Silvio Pandone intorno al 1513. Con il terremoto del 26 luglio 1805 l'edificio ancora una volta fu quasi totalmente distrutto e subito ricostruito ad opera del vescovo Rossetti. Nel 1927 fu trasferita la cattedra del Vescovo a Campobasso e la Cattedrale di Bojano divenne "antica Cattedrale". Nel 1930 e negli anni successivi furono realizzati importanti lavori e la decorazione pittorica con affreschi nella volta a botte della navata centrale, nella cupola e nel presbiterio ad opera dell'artista Romeo Musa. Durante i bombardamenti della II Guerra Mondiale nel 1943, l'edificio venne fortemente rovinato, si salvarono il presbiterio e il campanile. Tutti gli affreschi andarono in rovina. La chiesa fu ricostruita nelle parti andate distrutte e riconsacrata dal vescovo Alberto Carinci nel 1948. Nel 1994 sono stati realizzati una serie di lavori di consolidamento e di restauro all'esterno e al tetto.
 
La Cripta dell'antica Cattedrale di Bojano:  Situata a circa m.3,70 sotto il nuovo altare della celebrazione posto nel presbiterio, la cripta è stata scoperta nel corso dei lavori di restauro all'interno della chiesa nel 1996. Il pavimento in vetro sul presbiterio, a forma di semicerchio, ne permette la veduta dall'alto. L'accesso è posto nella parte destra della balaustra al lato del fonte battesimale del XIII secolo. Scendendo sette scalini ci si trova di fronte all'abside dell'anno 1073, da cui sgorga una sorgente di acqua. I lavori del 1996-97, eseguiti per consolidare il portale antico e per riportare alla luce il basamento della chiesa originaria, misero bene in evidenza l'abside della chiesa, risalente verosimilmente al 1073 su cui poggia una seconda abside di periodo di poco successivo. In essa sono state rinvenute alcune tombe e una scritta di epoca recente di non facile interpretazione, nonché una sorgente d'acqua che proviene dal basso. Nel corso della celebrazione del Grande Giubileo del 2000, il parroco don Angelo Spina, unitamente al Consiglio per gli affari economici della parrocchia, a un comitato scientifico presieduto dall'architetto Oreste Muccilli e a persone sensibili e generose, ha promosso il recupero integrale e funzionale di un vero tesoro che l'antica cattedrale possiede, creando un percorso storico-teologico-spirituale-battesimale..
 
Eremo di S. Egidio a Bojano: A quota 1025, sull’imponente massiccio del Matese (nei pressi del comune di Bojano), sorge l’antico Eremo di Sant’Egidio. Situato in un affascinante punto panoramico e immerso tra i faggi, è meta di numerose feste paesane (1 settembre), ritrovi scout e semplici escursioni per chi ha voglia di risposarsi in mezzo alla quiete della natura. L'edificio, risalente probabilmente al IX secolo per opera dei Cistercensi o dei Templari, fa  parte della parrocchia dei Santi Erasmo e Martino di Bojano e consiste in una chiesa annessa a quello che oggi è definito rifugio ma che in realtà non è altro che l'antico piccolo cenobio costruito con funzioni di eremo e di ricovero per viandanti che, specialmente nel medioevo, seguivano le strade montane colleganti i due versanti del massiccio del Matese. I restauri fatti nel 1995 hanno portato alla luce l'abside che confermerebbe la datazione dell'edificio a un periodo compreso fra i secoli IX e X.  L’Eremo è stato abitato da uno o più eremiti, inoltre, la tradizione popolare bojanese vuole che S. Egidio sia vissuto qualche tempo sul luogo alimentandosi del latte di una cerva. 
 
 
Civita Superiore: L'abitato di Bojano è dominato dal piccolo borgo antico, molto suggestivo, di Civita adagiato su un colle alla cui sommità è ben visibile ciò che resta del castello medievale. All'interno del borgo anche il quartiere ebraico della Giudecca. Ricordando quanto scritto da Paolo Diacono sulle condizioni in cui versavano nell’anno 667 i territori pertinenti alle città di Sepino, Boiano ed Isernia: una vasta regione sino allora deserta, è ipotizzabile che oltre ai bulgari di Alzecone, anche dei coloni ebrei potrebbero essere stati invitati od obbligati a stabilirsi in quei centri.
Purtroppo, la loro presenza e la presenza dei Longobardi hanno una scarsa documentazione a causa delle vicende che in ogni epoca (sannitica, romana, medievale e la distruttrice epoca moderna) compromisero le strutture urbanistiche sorte sulla sommità della collina di Rocca Boiano e nella stessa civitas di Bovianum. Rocca Boiano offriva alla comunità ebraica una migliore difesa e la pianura sottostante un maggiore sviluppo agricolo per le sue numerose sorgenti di acqua utili, come vedremo, anche per lo sviluppo dell’industria tessile, mentre la via verso la Daunia e la costa adriatica e la via consolare Minucia verso la città di Benevento, favorivano gli scambi commerciale. Ciò che resta a testimoniare la presenza dei Longobardi e della comunità ebraica, è una balaustra in cui fu scolpito il nodo longobardo o nodo di Salomone ed il toponimo Giudecca dove risiedeva la comunità di Ebrei.